ISLANDERS “MADE IN USA” CON LA COPPIA DI COACH KREAMER-DOUGLAS

//ISLANDERS “MADE IN USA” CON LA COPPIA DI COACH KREAMER-DOUGLAS

ISLANDERS “MADE IN USA” CON LA COPPIA DI COACH KREAMER-DOUGLAS


Dopo la vittoria 19-7 nel test coi Saints Padova, parla il “sergente” Jerry, campione d’Europa col Blue Team, già a Venezia nel 1990. «Ho trovato più esperienza, ora alziamo l’intensità»
Venezia, 26 febbraio 2014 – Dopo gli Hurricanes Vicenza, gli Islanders Venezia piegano anche i Saints Padova. Vittoria 19-7 nel secondo test di pre season per i blu teal che, domenica 23 febbraio, hanno ospitato al «Comunale» di Mirano i padovani. Partita equilibrata fra due squadre al via nel LENAF 2014 Seconda Divisione. Gli Islanders si sono imposti grazie ai touchdown del rookie Barbato (anche una trasformazione), Giacomo Canal e Francesco Sabinot su passaggi dei QB Jakaj e Romanato. Ampio spazio ai debuttanti per individuare elementi da inserire in prima squadra.
Una prestazione che ha evidenziato anche i passi avanti della difesa, da quest’anno allenata da un “mito” del football italiano come Jerry Douglas, coadiuvato dall’assistant ed ex giocatore blu teal Diego Mondin. Un “colpo” di mercato per gli Islanders l’ingaggio di Douglas, nato il 25 giugno 1947 in Missouri, che con l’head coach Will Kreamer forma una coppia di allenatori “made in USA”. Per il “sergente” (soprannome dovuto un po’ ai ferrei metodi d’allenamento, ma soprattutto per i trascorsi da sergente aeronautico servendo per 19 anni l’esercito americano, dei quali tre vissuti nella guerra del Vietnam) si tratta di un ritorno avendo già allenato gli Islanders Venezia nel 1990.
«Gli Islanders stanno dimostrando una buona organizzazione e si sono posti obiettivi raggiungibili. Mi piacciono le persone che gestiscono squadra e società, anche perché conosco questa realtà da più di vent’anni. A Venezia ero stato tanto tempo fa, la sensazione è un po’ quella di essere tornato a casa dopo un lungo viaggio» spiega Douglas, che in Italia arrivò a Rimini dopo l’esperienza in Vietnam e in Romagna ha piantato radici sposandosi e mettendo famiglia. Proprio al suo arrivo in Italia è legato un simpatico aneddoto. «Dopo il Vietnam dovevo essere trasferito in un distretto delle Bahamas chiamato Bimini. Peccato che ci fu un errore di battitura: la meta di destinazione era Rimini in Italia, anche perché a Bimini non c’era nemmeno una base militare».
Da Rimini è iniziata la carriera italiana di Douglas. Ex quarterback, il defensive coach Islanders iniziò con il baseball, ma il richiamo del primo amore fu più forte. In Italia Douglas ha guidato Angels Pesaro, Warriors Bologna, Saints Padova, Lunberjacks Fiuggi e Marines Roma, oltre agli Islanders. Fino alla panchina e al trofeo più prestigioso: il Blue Team, la Nazionale italiana, che nel 1987 si laureò campione d’Europa in Finlandia. «Ho una miriade di ricordi legati all’Italia, i più belli sono quelli con gli Angels Pesaro, quando nella stessa stagione le suonammo a Warriors, Seamen Milano e Frogs Legnano nei playoff. Poi la vittoria 21-0 coi Saints Padova sui Giants Bolzano e ovviamente il successo europeo con la Nazionale italiana».
Conosciuto per i suoi metodi duri, coach Douglas non fa mistero della sua “formazione militare”. «L’esperienza in Vietnam mi ha fatto diventare uomo formandomi nel carattere, che cerco di trasmettere ai giocatori. Sono convinto che l’unico modo per gestire gruppi numerosi come in una squadra di football sia “uno comanda e gli altri obbediscono”. Le mie squadre devono sempre giocare privilegiando il collettivo e soprattutto dare il cento per cento in qualsiasi momento».
Presto per parlare di obiettivi, ma di una cosa Douglas è convinto: questi Islanders hanno fatto enormi passi avanti rispetto a quelli allenati oltre vent’anni fa. «Gli obiettivi sono fissati da coach Kreamer e dal coaching staff in ogni riunione settimanale e non possono prescindere da una continua crescita. Siamo convinti che, alzando progressivamente l’intensità del lavoro, la squadra trarrà beneficio. L’obiettivo è fare meglio dell’anno scorso (passaggio del girone di qualificazione e sconfitta coi Giaguari Torino per la wild card verso i quarti playoff ndr), ma ragionare a lungo termine ora non ha senso. Di certo rispetto alla squadra che guidai tanti anni fa tutti stanno dimostrando di aver accumulato maggior esperienza di vita e di football. E poi coach Kreamer è un grande professionista. Lavorare con lui è facile e stimolante, abbiamo un bel confronto».

2018-11-29T06:53:34+00:00

Leave A Comment